Per i cristiani l'Eucaristia o Eucarestia è il sacramento istituito da Gesù la vigilia della sua passione e morte, durante l'Ultima Cena. Il termine deriva dal greco εὐχαρίστω (eucharisto: rendere grazie). Il Nuovo Testamento narra l'istituzione dell'Eucaristia in quattro fonti: Matteo 26,26-28; Marco 14,22-24; Luca 22,19-20; 1Corinzi 11,23-25.
L'origine dell'Eucarestia
Secondo il racconto dei Vangeli, nell'interpretazione Cattolica Romana, Gesù, nell'Ultima Cena, distribuì ai suoi discepoli il pane ed il vino come suo corpo e suo sangue, offerti come sacrificio per la salvezza degli uomini, incaricandoli di fare lo stesso in sua "memoria". La Chiesa Cattolica Romana, dunque, fin dalla sua origine, celebra l'atto sacramentale dell'Eucaristia come uno degli impegni lasciatigli da Gesù stesso, suo Dio salvatore e fondatore. L'Eucaristia è l'azione sacrificale durante la quale, il Sacerdote offre il pane e il vino a Dio, che, per opera dello Spirito Santo, diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, lo stesso Corpo e lo stesso Sangue offerti da Gesù stesso sulla croce. L'altare è la croce sul quale in ogni santa Messa si avvera lo stesso e identico sacrificio (in questo caso incruento) della stessa vittima: l'agnello pasquale, cioè Gesù. Con la distribuzione della S. Comunione, in cui sono presenti il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù, i fedeli entrano in comunione con Dio e pregustano i suoi beni, chiedono espiazione dei propri peccati, implorano la benedizione di Dio e chiedono il suffragio per le anime dei defunti.
I cristiani protestanti, i quali non credono che la Messa (o Celebrazione eucaristica) sia il rendersi presente del Sacrificio della Croce, e non credono nella transustanziazione usano chiamarla semplicemente solo col nome di Santa Cena o Cena del Signore.
Teorie non cristiane sulle origini dell'Eucaristia
Secondo alcuni autori non cristiani, nel quadro delle teorie mitiche sull'origine del cristianesimo, anche l'Eucaristia sarebbe comparabile con cerimonie mitiche e di culti misterici teofagici (ovvero, il cannibalismo rituale) contemporanei alle prima comunità cristiane, ripresi grazie all'intervento di Paolo di Tarso, che avrebbe permesso una fusione con sette giudaiche fondando di fatto il cristianesimo.
I praticanti dei Culti misterici attraverso l'elaborazione della convinzione, per le quali si credeva che mangiando le interiora del nemico ucciso e bevendo il suo sangue si sarebbero assimilate le sue virtù, giunsero alla conclusione che avrebbero incorporato l'immortalità del loro dio bevendo il sangue degli animali che venivano immolati in suo onore, animali che furono in seguito tanto assimilati agli déi da divenire essi stessi delle vere e proprie divinità. Dopo averli sgozzati, nella convinzione che questi animali fossero la personificazione del dio che rappresentavano, i seguaci ne bevevano il sangue e ne mangiavano le interiora per incorporare attraverso di essi le essenze divine che contenevano, prima fra tutte l'immortalità che avrebbe permesso loro di vivere una seconda vita eterna in seguito alla resurrezione dalla morte.
Questa forma di teofagia, cioè di comunione con il proprio dio attraverso la fagocitazione dell'animale che lo rappresenta, è ancora praticata da alcune tribù dell'Africa, della Nuova Zelanda e presso alcuni popoli dell'America del sud. In seguito, con l'evoluzione dei cerimoniali, il sangue che prima veniva bevuto direttamente dal collo dell'animale fu raccolto in coppe che venivano passate ai fedeli i quali se le portavano a turno alla bocca tra canti, preghiere propiziatorie e gesti magici eseguiti da sacerdoti i cui vestiti e le cui azioni apparivano simili a quelle dei loro corrispondenti cristiani successivi. In una seconda fase, dipendente soprattutto dal fatto che non a tutti era gradito bere del sangue, questo fu sostituito con il vino che doveva essere rosso e dolce perché lo eguagliasse il più possibile.
Il primo utilizzo del vino in sostituzione del sangue fu praticato in Egitto 1500 anni prima di Cristo dai sacerdoti della dea Iside.
La cerimonia della trasformazione del vino nel sangue della divinità viene riportata da graffiti dell'epoca. A un punto stabilito della cerimonia il sacerdote eseguiva la consacrazione dicendo:
« Tu sei vino ma non sei vino perché tu sei le interiora di Iside. »
Dopo di che, preso il calice lo porgeva ai fedeli presenti che inginocchiati se lo passavano a turno ringraziando la divinità quale dispensatrice di grazie e di eternità. Altro rito che questi autori pretendono sarebbe stato molto simile a quello cristiano, praticato sempre nell'antico Egitto, era quello di mangiare forme di pane aventi forma di Osiride, per acquistare la forza del dio.
Nel culto di Attis e di Cibele il rito assumeva l'importanza di convivi collettivi. Tra canti e suoni si consumavano questi pasti comunitari che secondo questi studiosi venivano chiamati "banchetti eucaristici", per cui questi studiosi asseriscono di trovare somiglianze con le riunioni dei comunicandi seguaci del cristianesimo.
Delle cerimonie celebrative di Attis e di Cibele sono state ritrovate tavolette che riportano le formule di ringraziamento che i fedeli pronunciavano dopo aver bevuto il vino che si era trasformato nel sangue della divinità: « Io mi sono mischiato ad Attis » diceva il credente e il sacerdote riprendendo il calice aggiungeva: « Felice e bello, anche tu divenuto dio, ora potrai vincere la morte».
Coloro che introdussero per primi il pane nel sacramento eucaristico come sostanza trasformabile nel corpo del dio furono i sacerdoti di Dionisio il quale, in qualità di dio della fertilità e dell'abbondanza, era simboleggiato da un chicco di grano. A un certo punto le consacrazioni furono eseguite da tutte le religioni su questi due elementi, tanto che in alcune di esse sarebbero stare ritrovate formule uguali a quelle che ancora oggi vengono praticate dalle religioni cristiane. Ma questa pratica eucaristica, che andò avanti per diversi secoli, per quanto fosse supportata da preghiere e cerimoniali che divenivano sempre più complessi ed elaborati nelle loro manifestazioni magiche fatte di segni in aria e di formule sibilline, cominciò a sembrare sempre più dubbia a causa di quell'evoluzione teologica che portò al seguente interrogativo: "Come può una divinità trasmettere all'uomo la virtù della resurrezione se egli non la possiede, dal momento che essendo eterno non è mai morto?" Quindi, per quel "nemo dat quod non habet" (nessuno può dare ciò che non ha), i teologi pagani pensarono di far discendere gli dei sulla terra affinché, divenendo uomini, potessero morire e quindi risorgere per acquisire la virtù della resurrezione da trasmettere agli uomini. Di conseguenza, essendo questi dei divenuti capaci di trasmettere la salvezza agli uomini, furono chiamati "Soteroi", cioè Salvatori.
L'Eucaristia nella Chiesa cattolica
Significato dell'Eucaristia
L'Eucaristia è strettamente collegata con la Pasqua, con la morte e risurrezione di Gesù. Il fatto fondamentale che collega i due avvenimenti è l'ultima Cena: fondante l'eucaristia e annunciante la Pasqua. Cristo celebra la pasqua ebraica, ma le dona un nuovo significato. L'antica alleanza tra il popolo di Israele e Dio sul monte Sinai fu suggellata con il sangue di un sacrificio; così anche la nuova e definitiva alleanza del nuovo Israele è suggellata dal sacrificio di Cristo, vero Agnello che "toglie il peccato del mondo", che "riconcilia l'umanità col suo creatore". Nella cena pasquale ebraica, consistente in azzimi ed erbe amare, si assisteva al ricordo della liberazione dall'Egitto e degli eventi dell'esodo stesso. Nella cena pasquale cristiana - l'Eucaristia appunto - si assiste al ripresentarsi vivo e vero della passione morte del Figlio di Dio, che libera del peccato e "riconcilia nel suo amore il mondo intero". Perciò Gesù dice: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue": si tratta della nuova Pasqua dell'Agnello.
L'apostolo san Paolo scrive: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore finché egli venga". È necessario soffermarsi in modo particolare sulla comprensione dell'eucaristia come memoriale (anamnesi): questo termine nel contesto biblico - quindi con il termine ebraico "zikkaron" - indica azioni rituali riferite ad un evento (salvifico) passato in grado tuttavia di attualizzarlo, rendendolo presente ai celebranti nelle sue stesse dimensioni salvifiche, e proiettandolo anche verso il futuro.
E nella concezione memoriale le confessioni cristiane trovano consenso nell'affermazione: "L'eucaristia è il memoriale di Gesù crocifisso e risorto, cioè il segno vivo ed efficace del suo sacrificio, compiuto una volta per tutte sulla croce e ancora operante in favore di tutta l'umanità" (Battesimo, eucaristia, ministero, documento ecumenico di Lima, 1982).
La consacrazione dell'eucaristia durante la Messa.L'intero complesso della celebrazione eucaristica (e dunque liturgia della parola e liturgia eucaristica) è il memoriale di tutto il mistero di Gesù, centrato nella sua morte e risurrezione; la preghiera eucaristica è, in modo particolare, pervasa dal tema del memoriale.
Secondo la chiesa cattolica, nelle specie consacrate del pane e del vino, dette anche Santissimo Sacramento dell'Altare, vi è la presenza reale di Cristo stesso, in corpo, sangue, anima e divinità. La continua riattualizzazione di questo grande mistero avviene mediante l'azione dello Spirito Santo. Per i cristiani cattolici e ortodossi la stessa Messa è effettivamente la rinnovazione dell'ultima Cena (ovvero "la sua continuazione in una Comunione di Santi che unisce i presenti alla Messa a chi è morto cristianamente prima di loro"). Il sacerdote che celebra l'Eucaristia, agendo in persona Christi, invoca la potenza dello Spirito Santo. Secondo la chiesa cattolica, avviene così la transustanziazione, ovvero il cambiamento "oltre la sostanza" (trans-substantia) del pane e del vino in corpo e del sangue di Cristo. Per i cristiani ogni Eucaristia, in quanto memoriale dell'evento sacrificale di Cristo, è sacrificio in modo attuale: la Chiesa lo considera dono del Signore e ne fa il suo sacrificio. Per questo invita i fedeli ad offrire se stessi a Dio in ubbidienza e devozione, perché - come ancora Paolo scrive - "chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini sé stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna". In quanto comunione alla Cena del Signore, nell'Eucaristia i fedeli trovano il fondamento, la fonte ed il vincolo dell'unione fra loro e con Cristo.
Nel I secolo d.C. la celebrazione dell'Eucaristia era molto semplice: si trattava di una commemorazione dell'ultima cena e della frazione del Pane tra i fratelli. Era celebrata nei giorni di domenica durante le riunioni dei primi cristiani, così come ci testimoniano gli scritti di san Giustino. Per molte confessioni cristiane evangeliche la commemorazione dell'ultima cena avviene ancora con queste modalità
La celebrazione eucaristica cattolica
La celebrazione eucaristica (nei riti latini detta Messa) è costituita da due parti, la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella Messa, infatti, viene imbandita tanto la "mensa della parola di Dio" quanto la "mensa del Corpo di Cristo", e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione perché l'Eucaristia è il centro e culmine della vita cristiana.
Cristo nell'Eucaristia, nella Parola e nell'assemblea
L'eucaristia è celebrata da un ministro ordinato (sacerdote), all'interno della Santa Messa: essa consiste nel complesso della liturgia della parola e della liturgia eucaristica, aperto dai riti di ingresso e chiuso nei riti di conclusione.
Processione con il Santissimo Sacramento dei cattolici in Polonia (Stargard Szczeciński)Il Concilio Vaticano II insegna che si può vedere la presenza del Signore nell'assemblea riunita nel suo nome, nel sacerdote che celebra in persona Christi, nella Bibbia proclamata "giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Scrittura", nel sacrificio della Messa "essendo egli stesso che, offrendosi una volta sulla croce, offre ancora sé stesso tramite il ministero dei sacerdoti, soprattutto nelle specie eucaristiche" (Sacrosanctum Concilium).
Per questa strada passa il riavvicinamento relativo fra cattolicesimo e protestantesimo: questo infatti aveva contestato le posizioni della Chiesa cattolica che poneva particolare attenzione alla presenza reale del Signore nel pane e nel vino eucaristici; nel documento ecumenico Battesimo, eucaristia, ministero leggiamo: "È in virtù della parola vivente di Cristo e per la potenza dello Spirito che il pane e il vino diventano i segni sacramentali del corpo e del sangue di Cristo. Essi rimangono tali in vista della comunione".
La Chiesa cattolica e quella ortodossa affermano che la presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche permane sino alla loro consumazione: perciò il Santissimo Sacramento è conservato nei tabernacoli (o cibori) per essere adorato, ma anche e soprattutto come riserva per la comunione ai malati e ai moribondi (in questo caso si usa il termine di "Viatico").
Nella Chiesa cattolica esistono specifici riti per l'adorazione eucaristica. Il "Corpo di Cristo" viene esposto nell'ostensorio all'adorazione dei fedeli. Il sacerdote può anche impartire la Benedizione Eucaristica ai fedeli con il Pane consacrato, solitamente conclusione del rito di adorazione.
La Chiesa celebra ogni giorno l'Eucaristia (eccetto il Venerdì Santo,quando né pane né vino vengono consacrati) , ma in modo particolare essa è solennizzata nel giorno della sua istituzione, il giovedì santo, nella messa in coena Domini. Tuttavia, non potendo esternare tutta la solennità in quel giorno della Settimana Santa (che, come tale, esige un contesto di sobrietà), la festa è rimandata al giovedì della prima settimana dopo Pentecoste: si tratta della Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, detta anche del Corpus Domini. Nella maggior parte delle nazioni cattoliche, tuttavia, tale festività di precetto è rimandata alla domenica successiva (seconda dopo Pentecoste).
Il pane del cammino
Giovanni riporta le parole di Gesù: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno" e "dimora in me e io in lui" (Gv 6,54-56). L'eucaristia è dunque pegno d'immortalità, e sacramento di comunione con il Cristo.
Secondo la Chiesa cattolica, in ogni Eucaristia si rinnova il sacrificio di Cristo per il mondo, nuova alleanza di Dio con l'uomo: il Signore dà nuovo nutrimento all'uomo e nuova forza alla Chiesa perché gli siano fedeli testimoni nelle vie del mondo, pronti a seguire con la propria vita la sua vita, donata nel servizio a tutti. Per questo la Chiesa invita i cristiani a partecipare alla Messa ogni domenica e di accostarsi alla comunione sacramentale almeno a Pasqua: la completa partecipazione all'eucaristia non può tralasciare questo suo fondamento che è proprio la comunione al corpo di Cristo, lasciata da Cristo stesso ai cristiani, anche come responsabilità.
I miracoli eucaristici
Benché la transustanziazione (trasformazione della sostanza del pane e del vino nel vero Corpo e Sangue di Cristo) sia secondo la fede cattolica un grande mistero sacramentale, le specie (ossia l'apparenza accidentale) del pane e del vino rimangono però usualmente intatte, e quindi non vi è propriamente Miracolo. Tuttavia nella storia della Chiesa sono riportati numerosi miracoli eucaristici, dei quali si enuncia qualche esempio. Secondo la narrazione ecclesiastica, il pane consacrato nella Messa divenne molte volte anche visivamente Carne e Sangue, per esempio a Lanciano e a Bolsena; a Trani una donna che aveva rubato un'ostia consacrata la vide trasformarsi in carne durante un suo atto sacrilego; a Padova un incredulo per sfida tenne la sua mula a digiuno per tre giorni, poi in piazza, di fronte al celebre frate Sant'Antonio, le mise davanti un bel fascio di fieno e un secchio d'acqua, ma la mula si voltò decisamente dall'altra parte e si inginocchiò davanti all' Ostensorio del Sacramento retto dal santo. In altri casi si sarebbero verificate levitazioni o splendide illuminazioni dell'Ostia. L'occasione di non poche tra le guarigioni registrate a Lourdes sarebbe la benedizione eucaristica serale. Alcuni fedeli (sia già dichiarati santi sia non ancora tali: per esempio Teresa Neumann) si afferma siano vissuti per alcuni o molti anni nutrendosi esclusivamente della Comunione quotidiana, senza assumere alcun altro cibo o bevanda.
L'Eucarestia nella Chiesa Ortodossa
La celebrazione Eucaristica della Chiesa Ortodossa è anche chiamata Divina Liturgia. Per la Comunione questa Chiesa usa pane fermentato di frumento e vino rosso mescolato con acqua tiepida nel calice. Il pane preparato per la Comunione è chiamato Agnello. Il coltello con il quale il celebrante ritaglia le particole dalla Prosfora (il pane consacrato per la comunione) è chiamato lancia, a ricordo di quella che trafisse il Cristo dopo la morte sulla croce. L'Eucarestia è distribuita sempre sotto le due specie. Il Corpo e il Sangue di Cristo vengono amministrati dal celebrante attraverso un lungo cucchiaino d'oro. Dopo l'acclamazione del Diacono : "Con il timore di Dio e la fede, avvicinatevi!", coloro che si vogliono comunicare mettono le loro mani a forma di croce sul petto e avvicinandosi al calice, chiamato Potir, si comunicano. Uno o due Diaconi sorreggono un velo sotto i singoli comunicandi, per evitare che le Sacre Specie cadano e anche per asciugare le labbra di coloro che ricevono il Sangue di Cristo. Dopo aver comunicato, il fedele bacia la parte bassa del calice e si reca da una piccola mensa dove i ministranti gli danno da bere un liquido caldo benedetto (acqua e vino) e da mangiare un pezzetto di pane benedetto. Nella religione ortodossa, non essendoci limiti di età, eucarestia viene distribuita anche ai fanciulli o ai neonati, purché siano già stati battezzati. A questi, non riuscendo a deglutire viene dato solo il Sangue di Cristo.
L'Eucaristia nel Cristianesimo protestante
I protestanti chiamano generalmente l'Eucaristia Santa Cena. Le posizioni sul suo significato sono diverse, ma possono essere ricondotte a tre grandi interpretazioni, quella di Lutero, favorevole alla consustanziazione, quella di Zwingli, sostenitore di un significato puramente simbolico del pane e del vino ed infine quella di Giovanni Calvino e cioè quella di una presenza spirituale e di una partecipazione reale al corpo di Cristo.
Tempo Ordinario
giovedì 30 aprile 2009
domenica 5 aprile 2009
Triduo Pasquale
Il Triduo Pasquale è l'insieme delle celebrazioni cattoliche che concludono la Settimana santa, in cui si fa memoriale della passione, morte e risurrezione di Cristo. Secondo il Rito Romano, le celebrazioni principali sono:
Messa vespertina , il Giovedì Santo;
Azione liturgica pomeridiana, il Venerdì Santo;
Veglia Pasquale, nella notte del Sabato Santo;
Celebrazione della Pasqua, nella giornata della Domenica.
Il Triduo Pasquale, secondo il Rito Romano, ha inizio con i Vespri del Giovedì Santo e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.
Esso costituisce l'unica celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ripartita nei tre giorni di Venerdì Santo, Sabato Santo e Domenica di Risurrezione; i Vespri del Giovedì Santo possono essere considerati i Primi Vespri di questa solennità.
La Chiesa cattolica desidera ardentemente che i fedeli partecipino, se lo possono, alle celebrazioni principali del Triduo Pasquale, cioè la Messa vespertina in Coena Domini il Giovedì Santo, l'Azione liturgica in chiesa il Venerdì Santo, la Veglia Pasquale il Sabato Santo, la Messa della Domenica di Risurrezione; queste celebrazioni sono il nucleo più profondo della liturgia della Chiesa, e perciò sono più importanti delle altre devozioni che pure si accompagnano alla liturgia in questi giorni, come le processioni e le Via Crucis. Tuttavia il 1° precetto generale della Chiesa ("Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro", Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2042) esige solo la partecipazione alla messa della Domenica di Risurrezione o, in alternativa, alla Veglia Pasquale (per intero) il Sabato Santo.
Caratteristica delle celebrazioni citate è che sono organizzate come un'unica liturgia; infatti la Messa in Coena Domini non termina con l'ite missa est, bensì in silenzio; l'azione liturgica del venerdì non comincia con l'usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch'essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto finale. Il Triduo Pasquale costituisce pertanto un'unica solennità, la più importante di tutto l'Anno liturgico cattolico; dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio; anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale, per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni; per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro. Oggi tuttavia è permesso l'uso degli strumenti musicali durante le celebrazioni di queste giornate, anche se solo per sostenere il canto.
Nei giorni del Triduo Pasquale la Chiesa Cattolica invita i suoi fedeli a soddisfare anche il 2° e 3° precetto generale della Chiesa ("Confessa i tuoi peccati almeno una volta all'anno" e "Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua", dopo la confessione sacramentale, CCC n° 2042); questi precetti garantiscono "un minimo in ordine alla recezione del Corpo e del Sangue del Signore in collegamento con le feste pasquali, origine e centro della Liturgia cristiana" (CCC n° 2042). Tuttavia il precetto di ricevere l'Eucaristia almeno a Pasqua può essere adempiuto, per giusta causa, in un altro giorno del tempo pasquale (cioè tra la Veglia Pasquale e la Pentecoste), sempre premettendo la confessione sacramentale (Codice di Diritto Canonico, canone 920).
Infine il Venerdì Santo è richiesto a tutti i fedeli con più di 14 anni l'astinenza dalle carni, e ai fedeli tra i 18 e i 60 anni il digiuno ecclesiastico, in ottemperanza al 4° precetto generale della Chiesa ("In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno", CCC n° 2043); la Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre anche al Sabato Santo il digiuno ecclesiastico e l'astinenza dalle carni, fino alla Veglia Pasquale, ma non ne fa un obbligo per i fedeli.
Messa vespertina , il Giovedì Santo;
Azione liturgica pomeridiana, il Venerdì Santo;
Veglia Pasquale, nella notte del Sabato Santo;
Celebrazione della Pasqua, nella giornata della Domenica.
Il Triduo Pasquale, secondo il Rito Romano, ha inizio con i Vespri del Giovedì Santo e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.
Esso costituisce l'unica celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ripartita nei tre giorni di Venerdì Santo, Sabato Santo e Domenica di Risurrezione; i Vespri del Giovedì Santo possono essere considerati i Primi Vespri di questa solennità.
La Chiesa cattolica desidera ardentemente che i fedeli partecipino, se lo possono, alle celebrazioni principali del Triduo Pasquale, cioè la Messa vespertina in Coena Domini il Giovedì Santo, l'Azione liturgica in chiesa il Venerdì Santo, la Veglia Pasquale il Sabato Santo, la Messa della Domenica di Risurrezione; queste celebrazioni sono il nucleo più profondo della liturgia della Chiesa, e perciò sono più importanti delle altre devozioni che pure si accompagnano alla liturgia in questi giorni, come le processioni e le Via Crucis. Tuttavia il 1° precetto generale della Chiesa ("Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro", Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2042) esige solo la partecipazione alla messa della Domenica di Risurrezione o, in alternativa, alla Veglia Pasquale (per intero) il Sabato Santo.
Caratteristica delle celebrazioni citate è che sono organizzate come un'unica liturgia; infatti la Messa in Coena Domini non termina con l'ite missa est, bensì in silenzio; l'azione liturgica del venerdì non comincia con l'usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch'essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto finale. Il Triduo Pasquale costituisce pertanto un'unica solennità, la più importante di tutto l'Anno liturgico cattolico; dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio; anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale, per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni; per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro. Oggi tuttavia è permesso l'uso degli strumenti musicali durante le celebrazioni di queste giornate, anche se solo per sostenere il canto.
Nei giorni del Triduo Pasquale la Chiesa Cattolica invita i suoi fedeli a soddisfare anche il 2° e 3° precetto generale della Chiesa ("Confessa i tuoi peccati almeno una volta all'anno" e "Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua", dopo la confessione sacramentale, CCC n° 2042); questi precetti garantiscono "un minimo in ordine alla recezione del Corpo e del Sangue del Signore in collegamento con le feste pasquali, origine e centro della Liturgia cristiana" (CCC n° 2042). Tuttavia il precetto di ricevere l'Eucaristia almeno a Pasqua può essere adempiuto, per giusta causa, in un altro giorno del tempo pasquale (cioè tra la Veglia Pasquale e la Pentecoste), sempre premettendo la confessione sacramentale (Codice di Diritto Canonico, canone 920).
Infine il Venerdì Santo è richiesto a tutti i fedeli con più di 14 anni l'astinenza dalle carni, e ai fedeli tra i 18 e i 60 anni il digiuno ecclesiastico, in ottemperanza al 4° precetto generale della Chiesa ("In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno", CCC n° 2043); la Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre anche al Sabato Santo il digiuno ecclesiastico e l'astinenza dalle carni, fino alla Veglia Pasquale, ma non ne fa un obbligo per i fedeli.
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