Tempo Ordinario

sabato 26 aprile 2008

San Giuseppe


Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. Il nome Giuseppe è la versione italiana dell'ebraico Yosef, attraverso il latino Ioseph.

Giuseppe, Maria e Gesù bambino sono anche collettivamente chiamati Sacra famiglia.

Le notizie dei Vangeli su san Giuseppe sono molto scarne. Parlano di lui Matteo e Luca: essi ci dicono che Giuseppe era un discendente del re Davide ed abitava nella piccola città di Nazaret. Riguardo alla sua professione, egli è definito in greco tèkton: secondo l'interpretazione tradizionale significa falegname, altre possibili traduzioni sono: carpentiere, carradore, fabbricatore di oggetti in legno, oppure muratore o manovale. Non è quindi chiaro se avesse una bottega propria, o se fosse dipendente, o addirittura lavorante a giornata.

Insieme a Maria, Giuseppe si spostò a Betlemme a causa di un censimento, e qui nacque Gesù; essi rimasero a Betlemme per un periodo non ben determinato, sembra da un minimo di 40 giorni (Luca 2,22;2,39) a un massimo di due anni (Matteo 2,16), dopo di che secondo Matteo fuggirono in Egitto fino alla morte del re Erode (nel 4 a.C.), quindi ritornarono a Nazaret. Luca non menziona il soggiorno in Egitto, ma concorda sul ritorno a Nazaret, dove Gesù visse fino all'inizio della sua vita pubblica.


San Giuseppe, simulacro ligneo di autore ignoto del 1738, titolare della Chiesa Madre di Catenanuova (En)Certamente Giuseppe era ancora vivo quando Gesù aveva dodici anni (vedi Luca 2,41-52); quando invece Gesù iniziò la sua vita pubblica, molto probabilmente era già morto. Infatti non è mai più menzionato dai Vangeli dopo il passo di Luca sopra citato (talvolta Gesù è chiamato "figlio di Giuseppe", ma questo non implica che fosse ancora vivente), e quando Gesù è in croce, affida Maria al suo discepolo Giovanni, il quale "da quel momento la prese nella sua casa", il che non sarebbe stato necessario se Giuseppe fosse stato in vita.

I Vangeli apocrifi forniscono altre notizie, che tuttavia vengono generalmente ritenute leggendarie. Secondo il Protovangelo di Giacomo, Giuseppe era molto anziano quando sposò Maria, e fu scelto tra gli altri pretendenti perché il suo bastone, posto fra gli altri sull'altare, fiorì miracolosamente. Per questo motivo san Giuseppe è tradizionalmente raffigurato con Gesù bambino in braccio e con in mano un bastone dal quale sbocciano dei fiori (generalmente un giglio bianco).

Poiché i Vangeli menzionano a volte dei "fratelli di Gesù", alcuni ipotizzano che Giuseppe avesse avuto altri figli da Maria o da un matrimonio precedente. La Chiesa cattolica rifiuta questa interpretazione, e sostiene che si trattasse di cugini o altri parenti stretti (in greco antico vi sono due termini distinti: adelfòi, fratelli, e kasìghnetoi, cugini, ma in ebraico una sola parola è usata per indicare sia fratelli sia cugini) oppure collaboratori.


Le qualità
Nei Vangeli non viene riportata alcuna parola di Giuseppe; vengono riportate solamente le sue azioni dalle quali traspaiono le sue qualità.

"Uomo obbediente". Conosciuto il volere di Dio attraverso un sogno, Giuseppe si appresta ad eseguirlo. E così sposa Maria anche se lei aspetta un figlio che non è suo; fugge in Egitto con Maria ed il bambino Gesù per sfuggire alla persecuzione di Erode; torna a Nazaret alla morte di Erode.
"Uomo giusto". L'evangelista Matteo parla di Giuseppe come uomo «giusto». Il termine non significa soltanto correttezza, fare ciò che è dovuto e che noi diciamo giusto. In senso biblico, «giusto» è il timorato di Dio, l'obbediente ai suoi progetti. Giuseppe è giusto in quanto cerca di adeguarsi al piano di Dio nella vita di Maria. Non rinuncia al suo amore per Maria, glielo dichiara anzi, «prendendola con sé».

Culto

San Giuseppe Patrono di Santa Maria di Licodia (CT) opera lignea di autore ignoto del XVI-XVII sec. venerato nella Chiesa Madre - festa ultima domenica di agostoLa Chiesa cattolica ricorda san Giuseppe il 19 marzo con una solennità a lui intitolata. Lo ricorda il 1° maggio col titolo di Lavoratore. Inoltre la Domenica tra il Natale ed il 1 gennaio (in caso che non ricorra la domenica il 30 dicembre) lo si festeggia insieme alla sua famiglia: la Sacra famiglia (Giuseppe, Maria e Gesù).

Il culto di san Giuseppe, padre putativo di Gesù e simbolo di umiltà e dedizione, nella Chiesa d’Oriente era praticato già attorno al IV secolo: intorno al VII secolo la chiesa Copta ricordava la sua morte il 20 luglio. In Occidente il culto ha avuto una marcata risonanza solo attorno all'anno Mille, come attestato dai martirologi, primo fra tutti quello del monastero di Richenau, ricordandolo al 19 marzo, data diventata festa universale nella Chiesa con Gregorio XV nel 1621.
La prima chiesa dedicata a san Giuseppe sembra essere quella di Bologna eretta nel 1130.
Nel 1621 i Carmelitani posero l'intero ordine sotto il suo protettorato.
L'8 dicembre 1870 Pio IX lo proclamò patrono della Chiesa universale, dichiarando esplicitamente la sua superiorità su tutti i santi, seconda solo a quella della Madonna.
Papa Leone XIII scrisse la prima enciclica interamente riguardante il santo: la Quamquam pluries, del 15 agosto 1889.
Il 26 ottobre 1921, Benedetto XV estese la festa della Sacra Famiglia a tutta la Chiesa.
La festa di Giuseppe artigiano fu istituita nel 1955 da Pio XII e fissata il 1° maggio: la festa dei lavoratori fino a quel momento era appannaggio della cultura social-comunista.
Nel 1962 Giovanni XXIII introdusse il suo nome nel canone della Messa, oltre ad affidargli lo svolgimento del Concilio Vaticano II. Fino al 1977 il giorno in cui la Chiesa cattolica celebra San Giuseppe era considerato in Italia festivo anche agli effetti civili ma con legge 5 marzo 1977 n. 54, questo riconoscimento fu abolito e da allora il 19 marzo divenne un giorno feriale come tutti gli altri.

venerdì 18 aprile 2008

San Marco Evangelista


Si celebra il 25 Aprile ed è tradizione che in questo giorno i bambini capenati ricevano la Prima Comunione.
Alla fine della cerimonia religiosa, c'è una processione con la statua del Santo, preceduta dai bambini della Prima Comunione, che arriva, partendo dalla Chiesa Parrocchiale, fino alla chiesetta dedicata al Santo, molto distante dal paese. Sul sagrato della cappella, il sacerdote benedice i campi e anche dei dolci particolari fatti per l'occasione e chiamati "lepericchio" e "sposateila".
Questi dolci hanno forme particolari: il lepericchio è destinato agli uomini ed è rotondo, con un uovo in basso, al centro le lettere S. M. E. (San Marco Evangelista) e un buco nella parte superiore dove si può infilare la mano; la sposatella, invece, riservata alle donne, ha la forma di una fanciulla, con le mani sui fianchi, con un vestito decorato con confettini di zucchero colorato e per occhi due chicchi di pepe.
Tutte e due i dolci sono decorati con vistosi nastri di raso e sono portati in processione da tutti gli abitanti del paese.

venerdì 11 aprile 2008

San Gabriele dell'Addolorata


« Voglio fare a pezzi me stesso, voglio fare solo il volere di Dio, non il mio. Possa essere sempre fatto il più adorabile, più amabile, più perfetto volere di Dio »
(San Gabriele dell'Addolorata)

San Gabriele dell'Addolorata, al secolo Francesco Possenti (Assisi, 1° marzo 1838 – Isola del Gran Sasso d'Italia, 27 febbraio 1862), è stato un religioso italiano della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. Nel 1920 è stato proclamato santo da papa Benedetto XV: la sua memoria liturgica viene celebrata il 27 febbraio.
Undicesimo di tredici figli, Francesco nacque ad Assisi, città di cui il padre Sante era sindaco e che allora faceva parte dello Stato Pontificio retto da Papa Pio IX. Fu battezzato il giorno stesso della sua nascita nella stessa fonte in cui lo fu San Francesco d'Assisi, di cui gli venne imposto il nome.

Francesco conduceva una vita normale per un giovane. Era noto per la sua personalità affettuosa ed estroversa, il suo amore per il ballo, la caccia ed il teatro. Rischiò più volte la vita nelle sue spedizioni di caccia. Durante una malattia, ancora ragazzino, promise di diventare un prete se fosse guarito. Guarì due volte, ma due volte ritardò questo impegno. Francesco andava bene a scuola, nonostante un'infanzia in cui vide la morte di tre fratelli e della madre. Come un normale ragazzo della sua età Francesco attirava l'attenzione delle ragazze di Spoleto, città in cui la sua famiglia si era trasferita da Assisi.
Durante la processione dell'icona della Madre Addolorata, Francesco capì che la felicità non l'avrebbe trovata nel matrimonio, bensì nella vita sacerdotale. La notte in cui il padre aveva organizzato la sua festa di fidanzamento, Francesco partì per iniziare il suo noviziato Passionista. Il viaggio fu ritardato dai parenti che, in buona fede ed istigati dal padre, cercarono di dissuaderlo dall'entrare nell'ordine. Ciò nonostante, fu in grado di vincere tutti i loro argomenti e di persuaderli della natura genuina della sua vocazione religiosa.

Francesco prese i voti nella comunità Passionista, assumendo il nome di 'Gabriele dell'Addolorata', che rifletteva la sua devozione -radicata in lui fin dall'infanzia da un'immaginetta della Pietà che la madre conservava in casa- per la Madonna Addolorata. Durante il noviziato coltivò un grande amore per il Cristo Crocifisso e la Madonna Addolorata. Infatti, oltre al voto di diffondere la devozione al Cristo Crocifisso, comune a tutti i Passionisti, Gabriele prese anche quello di diffondere la devozione per la Madonna dell'Addolorata. I suoi scritti riflettono questa sua stretta relazione con Dio e con la Madonna. In particolare, nelle Risoluzioni descrive in dettaglio la via che seguì per raggiungere tale unità con la Passione di Cristo e la perfezione della regola passionista.
Venne presto colpito dalla tubercolosi, ma mantenne tutte le sue forme abituali di mortificazione del corpo, impolorò di essere portato alla Messa, e mantenne la sua abituale allegria, al punto che gli altri novizi erano desiderosi di passare tempo al suo capezzale. Gabriele si rassegnò totalmente alla sua morte imminente, e si dice che abbia persino pregato per avere una malattia devastante che lo aiutasse a raggiungere la perfezione. Prima che potesse venire ordinato sacerdote, Gabriele morì, all'età di 24 anni, nel convento passionista di Isola del Gran Sasso (TE) stringendo al petto un'immagine della Madonna Addolorata.
Benedetto XV ha canonizzato Gabriele nel 1920 e lo ha dichiarato patrono della gioventù cattolica. Nel 1959, Giovanni XXIII lo ha nominato patrono dell'Abruzzo, dove passò gli ultimi due anni della sua vita. La Chiesa invoca anche la sua protezione per gli studenti, i seminaristi, i novizi e gli ecclesiastici.

Ogni anno numerosi pellegrini si recano nel Santuario di San Gabriele ad Isola del Gran Sasso per visitare la sua tomba ed il convento dove visse gli ultimi anni. Il culto di san Gabriele è diffuso soprattutto fra i giovani cattolici italiani, ed emigranti italiani ne hanno diffuso il culto anche negli USA, in America Centrale e Meridionale. Il culto di san Gabriele viene diffuso anche dall'ordine Passionista. Numerose persone hanno riferito di miracoli ottenuti attraverso l'intercessione di san Gabriele. Santa Gemma Galgani sostenne che l'intercessione di san Gabriele la aveva curata dalla malattia e l'aveva condotta ad una vocazione passionista. Ogni anno, quando mancano 100 giorni all'inizio dell'esame di stato delle scuole medie superiori, migliaia di studenti dell'Abruzzo si recano al santuario per assistere alla messa e pregare per il buon esito dell'esame.

Il Santuario di San Gabriele dell'Addolorata è un santuario abruzzese, che si trova ai piedi del Gran Sasso, nel comune di Isola del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo.

Ci sono 4 strutture principali: il convento in cui c'è la sede dei passionisti, la vecchia chiesa in cui è morto San Gabriele dell'Addolorata, la nuova chiesa in cemento armato ed acciaio, che in genere viene aperta nei giorni festivi per accogliere l'alto numero di pellegrini, e la sede dell'Eco di San Gabriele, la rivista mensile collegata all'attività del santuario.

Verso il 1215, secondo una tradizione mai smentita, San Francesco d'Assisi fondò un convento per il suo ordine francescano, nel comune di Isola del Gran Sasso d'Italia, che vi rimase fino al tempo delle soppressioni napoleoniche; tale convento è l'attuale Santuario di San Gabriele.

Sembra che il santo di Assisi trovò alle falde del Gran Sasso un'edicola dedicata alla Madonna Annunziata da cui, probabilmente nel 1216 iniziò la costruzione di un convento e di una chiesa dedicata all'Immacolata.

Nel 1809 il convento fu abbandonato dai seguaci di Francesco, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi del periodo napoleonico e il loro posto fu preso nel 1847 dai Passionisti.

Restano oggi, dell'originario edificio, il Pozzo di San Francesco e, al piano terra di quello che un tempo era il convento, refettorio e chiostro con i portali in pietra del XVI secolo e con una serie di affreschi del XVII secolo che raffigurano scene della vita di San Francesco.

Il Santuario di San Gabriele dell'Addolorata è una meta di pellegrinaggio molto cara ai giovani, due gli appuntamenti principali, uno nel mese di Marzo, a cento giorni dall'esame di stato, per prendere il diploma di scuola media superiore, in cui migliaia di studenti provenienti dall'Abruzzo e dalle Marche, arrivano al santuario, per pregare per un buon esito dell'esame, ed un altro in Agosto, in cui viene formata una tendopoli in cui giovani (ma anche meno giovani) si accampano per cinque giorni, dando vita ad un meeting religioso.
Il moderno santuario, realizzato su progetto della scuola Gio Ponti e completato dall'architetto Eugenio Abruzzini ospita pregevoli esempi di arte sacra contemporanea di artisti come Enrico Accatino, Ugolino da Belluno, Tito Amodei.
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