Tempo Ordinario

lunedì 29 dicembre 2008

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

28 dicembre (celebrazione mobile)

Nazareth, Palestina, I secolo



Martirologio Romano: Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, esempio santissimo per le famiglie cristiane che ne invocano il necessario aiuto.



La festa della Sacra Famiglia nella liturgia cattolica, nel secolo XVII veniva celebrata localmente; papa Leone XIII nel 1895, la fissò alla terza domenica dopo l’Epifania “omnibus potentibus”, ma fu papa Benedetto XV che nel 1921 la estese a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica compresa nell’ottava dell’Epifania; papa Giovanni XXIII la spostò alla prima domenica dopo l’Epifania; attualmente è celebrata nella domenica dopo il Natale o in alternativa il 29 dicembre.
La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all’istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano, figure eccezionali sì ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia.
Innanzitutto le tre persone che la componevano: Maria la prescelta fra tutte le creature a diventare la corredentrice dell’umanità, che presuppose comunque il suo assenso con l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele.
Seguì il suo sposalizio con il giusto Giuseppe, secondo i disegni di Dio e secondo la legge ebraica; e conservando la sua verginità, avvertì i segni della gravidanza con la Visitazione a s. Elisabetta, fino a divenire con la maternità, la madre del Figlio di Dio e madre di tutti gli uomini.
E a lei toccò allevare il Divino Bambino con tutte le premure di una madre normale, ma con nel cuore la grande responsabilità per il compito affidatale da Dio e la pena per quanto le aveva profetizzato il vecchio Simeone durante la presentazione al Tempio: una spada ti trafiggerà il cuore.
Infine prima della vita pubblica di Gesù, la troviamo citata nei Vamgeli, che richiama Gesù ormai dodicenne, che si era fermato nel Tempio con i dottori, mentre lei e Giuseppe lo cercavano angosciati da tre giorni.
Giuseppe è l’altro componente della famiglia di Gesù, di lui non si sa molto; i Vangeli raccontano il fidanzamento con Maria, l’avviso dell’angelo per la futura maternità voluta da Dio, con l’invito a non ripudiarla, il matrimonio con lei, il suo trasferirsi con Maria a Betlemme per il censimento, gli episodi connessi alla nascita di Gesù, in cui Giuseppe fu sempre presente.
Fu sempre lui ad essere avvisato in sogno da un angelo, dopo l’adorazione dei Magi, di mettere in salvo il Bambino dalla persecuzione scatenata da Erode il Grande e Giuseppe proteggendo la sua famiglia, li condusse in Egitto al sicuro.
Dopo la morte dello scellerato re, ritornò in Galilea stabilendosi a Nazareth; ancora adempì alla legge ebraica portando Gesù al Tempio per la circoncisione, offrendo per la presentazione alcune tortore e colombe.
La tradizione lo dice falegname, ma il Vangelo lo designa come artigiano; viene ancora menzionato nei testi sacri, che conduce Gesù e Maria a Gerusalemme, e qui con grande apprensione smarrisce Gesù, che aveva dodici anni, ritrovandolo dopo tre giorni che discuteva con i dottori nel Tempio; ritornati a Nazareth, come dice il Vangelo, il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui.
Di lui non si sa altro, nemmeno della sua morte, avvenuta probabilmente prima della vita pubblica di Gesù, cioè prima dei 30 anni.
La terza persona della famiglia è Gesù; con la sua presenza essa diventa la Sacra Famiglia; anche della sua infanzia non si sa praticamente niente; Egli, il Figlio di Dio, vive nel nascondimento della sua famiglia terrena, ubbidiente a sua madre ed a suo padre, collaborando da grandicello nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà.
Certamente assisté il padre putativo nella sua vecchiaia e morte, come tutti i buoni figli fanno, ubbidientissimo alla madre, ormai vedova, fino ad operare per sua richiesta, il suo primo miracolo pubblico alle nozze di Cana.
Non sappiamo quanti anni trascorsero con la Sacra Famiglia ridotta senza Giuseppe, il quale, se non fu presente negli anni della vita pubblica di Cristo, né alla sua Passione e morte e negli eventi successivi, la sua figura nella Cristianità, si diffuse in un culto sempre più crescente, in Oriente fin dal V secolo, mentre in Occidente lo fu dal Medioevo, sviluppandosi specie nell’Ottocento; è invocato per avere una buona morte, il nome Giuseppe è tra i più usati nella Cristianità.
Pio IX nel 1870 lo proclamò patrono di tutta la Chiesa; nel 1955 Pio XII istituì al 1° maggio la festa di s. Giuseppe artigiano; dal 1962 il suo nome è inserito nel canone della Messa.
La Sacra Famiglia è stato sempre un soggetto molto ispirato nella fantasia degli artisti, i maggiori pittori di tutti i secoli hanno voluto raffigurarla nelle sue varie espressioni della Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, nella bottega da artigiano (falegname), ecc.
Il tema iconografico ha largamente ispirato gli artisti del Rinascimento, esso è composto in genere da Maria, Giuseppe e il Bambino oppure da Sant’Anna, la Vergine e il Bambino. Le più note rappresentazioni sono quella di Masaccio con s. Anna e quella di Michelangelo con s. Giuseppe, più conosciuta come Tondo Doni. È da ricordare in campo scultoreo e architettonico la “Sagrada Familia” di Antonio Gaudì a Barcellona.
Numerose Congregazioni religiose sia maschili che femminili, sono intitolate alla Sacra Famiglia, in buona parte fondate nei secoli XIX e XX; come le “Suore della Sacra Famiglia”, fondate a Bordeaux nel 1820 dall’abate P.B.Noailles, dette anche ‘Suore di Loreto’; le “Suore della Sacra Famiglia di Nazareth” fondate nel 1875 a Roma, dalla polacca Siedliska; le “Piccole Suore della Sacra Famiglia” fondate nel 1892, dal beato Nascimbeni a Castelletto di Brenzone (Verona); i “Preti e fratelli della Sacra Famiglia” fondati nel 1856 a Martinengo, dalla beata Paola Elisabetta Cerioli; i “Figli della Sacra Famiglia” fondati nel 1864 in Spagna da José Mananet e tante altre.

martedì 2 dicembre 2008

L'Avvento, preparazione al Santo Natale

di † Vincenzo Rimedio

È opportuna una riflessione per poterci disporre convenientemente alla Solennità Natalizia.
C'è una teologia ma anche una poesia di suddetta Festa: l'Incarnazione del Figlio di Dio, cui si aggiunge la soavità di sentimenti che ispira la Natività.

Le famiglie si ritrovano e possono avvertire davanti a Gesù Bambino le gioie degli affetti familiari. La famiglia, che oggi sperimenta tante sfide, resta lo spazio più idoneo per la realizzazione personale, spazio di affettività e di serenità.

L'Avvento è tempo di speranza, di attesa del Messia predetto dai Profeti; è tempo inoltre di rinnovamento spirituale e sociale. Parlare oggi di speranza può risultare un anacronismo, ma - come credenti - non possiamo rinunciarvi.

Il Natale ci ricorda che - come afferma il profeta Isaia - "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità". Il bambino a suo tempo porterà a termine una missione di salvezza degli uomini, sarà l'alfa e l'omega della storia degli stessi e terrà in mano le sorti del mondo che passa, infine sarà il Risorto.

L'Avvento è tempo di rinnovamento spirituale: la vita va avanti di tappa in tappa:
questa dell'Avvento è un'occasione per un discernimento su come personalmente si vive, se c'è coerenza tra i pensieri propri, i propositi e la vita concreta che si conduce.

Certamente non sono assenti in ognuno principi religiosi, morali ravvivati dalla coscienza, che è - come afferma il Card. Newman - "la messaggera di Colui che nel mondo della natura, come in quello della grazia ci parla velatamente, ci istruisce, ci guida".

Il rischio attuale, della postmodernità, è di vivere il momento per il momento, senza riferimento al fine ultimo che non è la terra ma il Cielo. Sulla terra siamo soltanto pellegrini, in cammino verso la Patria.

Per il mondo futuro poca luce ci può offrire la ragione rispetto alla fede che ne offre in buona misura. È necessario cercare per trovare e andare oltre le apparenze.

L'Avvento è tempo di rinnovamento sociale: i problemi odierni sono tanti ma non deve mancare la speranza: occorre più senso di responsabilità, di legalità, più etica.
Senza questa si va alla decadenza.

È necessario ancora osare di, più da parte dei cristiani, degli uomini di buona volontà, delle Istituzioni, dei Responsabili della cosa pubblica per l'occupazione dei giovani, per la sicurezza e per l'elevazione sociale generale.

Non si possono arrestare lo sviluppo e la qualità della vita.

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